Con gli occhi all’insù – intervento di Gianluca Comar

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Pilota di Caudron della 44^ Squadriglia di Gonars in tenuta da volo – foto Archivio Caimi-Volontè

La Prima Guerra Mondiale, tralasciando la parte più cruenta de tragica, è stato il vero trampolino di lancio dei mezzi a motore, timidamente utilizzati nella guerra italo-turca del 1911-12.

C’è stato uno straordinario sviluppo del mezzo meccanico ed in particolare del mezzo aereo. Una vera e propria corsa per aumentarne l’affidabilità e le prestazioni. Il Regno d’Italia doveva cercare di coprire il ritardo, rispetto alla monarchia danubiana cha già da un anno era impegnata dell’immane conflitto.

Molto c’è ancora da scoprire sui grandi e piccoli avvenimenti della Grande Guerra, moltissimo c’è da scoprire sulla microstoria dei nostri paesi. Questo centenario della Grande Guerra è stato l’ennesimo treno perso per l’Italia per riscoprire, valorizzare e sfruttare un patrimonio storico, culturale e turistico di indubbio potenziale. Si è persa anche l’occasione per ristabilire la verità o perlomeno mettere più elementi possibili, nel giusto contesto storico! Dopo cent’anni era doveroso!

Ma ritorniamo a S. Vito, Nogaredo, Crauglio e dintorni che videro durante la guerra, qualcosa di assolutamente nuovo…un gran numero di soldati, mezzi a motore che attraversavano a gran velocità le stradine polverose che un tempo erano usate solo dai nostri nonni, dagli animali e da qualche carro agricolo. Ma la cosa che sicuramente li attrasse di più fu sicuramente la comparsa dell’aeroplano!

Se non prima, sicuramente dal 1915, o meglio dall’inizio delle ostilità fra Italia e Austria, videro attraversare il loro cielo da questo nuovo prodigio della tecnica, che permetteva all’uomo di volare. Qualche fortunato avrà assistito a qualche volo dimostrativo dei pionieri dell’aviazione, magari sul campo di Merna o sui campi di Remanzacco, dove un friulano iniziava a saltare sui prati di Orzano. Ma furono sicuramente pochi e fortunati. La gran parte della popolazione forse ne avrà sentito solo parlare…

Con l’inizio delle ostilità non c’era solo la curiosità “da naso all’insù”, ma anche la paura di donne e bambini privati dei padri e mariti che combattevano già da un anno sul fronte galiziano, di ricevere qualche dono indesiderato dal cielo, ossia la paura delle bombe e dei bombardamenti. E non è solo letteratura; anche i paesi della bassa friulana vennero più volte interessati da bombardamenti o meglio colpiti da bombe d’aereo. Su San Vito, Nogaredo e Crauglio non abbiamo informazioni, ma ad esempio ad Aiello caddero più bombe a causa dei vari comandi dislocati in paese e forse per il campo di volo, che fecero qualche vittima come una nobildonna di origine austriaca in terra italiana (sic), come ebbero a scrivere alcuni giornali: ironia della sorte, la bomba era austroungarica.

Non solo i bambini col naso all’insù erano incuriositi dal mezzo aereo.

I nostri cieli videro, durante la guerra, innumerevoli velivoli sfrecciare rumorosamente…a volte per missioni che non fecero clamore, altre volte testimoni di imprese che non solo fecero notizia ma anche la storia!

Di alcune di queste abbiamo trovato testimonianza.

Il 27 marzo 1916 verso le tre di notte gli abitanti di Crauglio (e non solo) vennero svegliati dal rombo dei motori di una squadriglia aerea austro-ungarica, composta da 5 velivoli, che volava sopra le loro teste e andava verso ovest con l’obiettivo di tagliare le vie di comunicazione italiane, ossia bombardare i ponti sul Tagliamento e sul Piave.

Se questo primo “rumore” non aveva destato tutti, il simultaneo tambureggiare delle batterie dell’artiglieria antiaerea che tentava di abbattere gli aerei in transito, aveva suonato una sveglia da paura! E non furono casi isolati i tetti sfondati da proiettili in caduta.

Una di queste batterie si trovava sicuramente nella vecchia strada che da Crauglio portava un tempo ad Aiello: ce lo testimonia l’album fotografico dell’ufficiale italiano che la comandava!

Ma quella sera gli artiglieri italiani furono particolarmente fortunati! Centrarono in pieno uno degli aerei nemici. Un micidiale shrapnel, un proiettile con una spoletta a tempo che esplodendo faceva fuoriuscire una miriade di piccole sfere di piombo, colpì presumibilmente la parte inferiore di uno degli aerei. Venne danneggiato il motore e alcuni organi di comando che non permisero all’equipaggio libertà di manovra. L’osservatore (quello dietro il pilota) morì sul colpo; era un pezzo di novanta, il maggiore Wladimir Junovic comandante del campo di volo austro-ungarico di Ajdussina.  Il pilota, seppur ferito, riuscì a portare in qualche modo a terra il velivolo che da Crauglio planò verso Alture, dove si schiantò.

Venne prontamente soccorso dai soldati italiani e portato in uno degli ospedaletti della zona, forse Aiello, Visco e perché no San Vito (ne esisteva uno presso la farmacia) o Crauglio. Non ho scoperto quale sia.

Alle prime luci del nuovo giorno una gran folla di curiosi era accora a vedere “l’uccello abbattuto”! Molti i soldati che si trovavano a riposo nei nostri paesi ma anche civili e bambini che contravvenivano ai vari divieti.

E anche in questa occasione abbiamo numerose testimonianze scritte e fotografiche.

Uno dei ragazzini che si recarono sul posto, era un mio amico, morto non molti anni fa ultranovantenne, Antonio Deluisa di Strassoldo, che più volte mi raccontò il fatto e che scrisse anche nel suoi libro “Friuli Redento”.

Un altro civile descrisse l’avvenimento ed il suo tragitto in bicicletta da Aiello ad Alture, il commerciante aiellese Guido de Savorgani che ci ha lasciato un bel diario di memorie.

Una donna, la madre del signor Ruggero Degiusti che abitava ad Alture e che anni raccontò queste storie al figlio. Ed è proprio dalla storia raccontatami dal signor Ruggero che anni fa decisi di scrivere un articolo sulle vicende “dell’aereo più fotografato della Grande Guerra”, avendo raccolto oltre un centinaio di foto di questo relitto. Foto che testimoniano la presenza dei soldati, dei civili, di Guido Savorgnan e dell’allora giovane signora Degiusti riconosciuti in alcuni scatti. Finalmente un aeroplano veniva toccato quasi con mano e non solo visto lassù alto tra le nubi.

Tante foto fermarono il momento e qualcuno si appropriò di qualche pezzetto come souvenir.

Ma i nostri antenati del 1916 non videro solo aerei dimenticati ed aviatori “stranieri”, ma anche episodi storici, duelli memorabili. Assi del cielo ed eroi rimasti nella leggenda!

Pochi giorni più tardi il 7 aprile 1916 gli abitanti di Udine vennero svegliati dalle sirene degli allarmi per le incursioni aeree nemiche. Aerei austro-ungarici stavano bombardano la città. Da Santa Caterina decollarono in caccia dei migliori aviatori italiani del tempo, con l’intento di intercettare i velivoli nemici, cosa che fino ad allora gli era risultata vana.

Gli aerei nerocrociati erano già sulla via del ritorno, quindi molto vicini ai nostri paesi, quando vennero intercettati. Il primo venne colpito da Luigi Olivari e planò verso Pavia di Udine, atterrò e gli aviatori austo-ungarici riuscirono ad incendiarlo prima dell’arrivo dei soldati italiani.

Il secondo duello si svolse molto vicino a San Vito, gli aerei si inseguirono avanti e indietro più volte e alla fine ebbe la meglio Francesco Baracca che riuscì ad abbattere l’avversario che planò sui prati, tra Medea e Medeuzza. L’aereo venne catturato intatto.

Furono i primi due velivoli nemici abbattuti dai caccia italiani dopo quasi un anno di guerra.

E ad abbatterli furono il primo asso d’Italia, Luigi Olivari, originario di La Spezia e l’ultimo e più grande Asso d’Italia, Francesco Baracca da Lugo di Romagna!

Da quel giorni iniziò la riscossa dell’arma aerea italiana sui cieli del Friuli italiano e del nostro Friuli austriaco

 

Intervento di Gianluca Comar  –  San Vito al Torre (26 gennaio 2017)

(© riproduzione riservata)

 

 

Gianluca Comar è ricercatore in ambito storico e archeologico.
In ambito storico si occupa di ricerche sulla Gendarmeria austriaca in particolare del Litorale (ex Friuli austriaco) e di ricerche in campo aeronautico, in particolare abbattimenti aerei della I Guerra Mondiale.
In ambito storico, con riferimento a toponomastica e architettura rurale, ha pubblicato libri sulla toponomastica del comune di Tapogliano, sulle case friulane del XVI secolo nella Bassa Friulana, su luoghi e immagini della religiosità nella Bassa Friulana. Molti interventi in libri curati da più autori su luoghi religiosi e vestigia archeologiche, nonché le mostre di memorie storiche organizzate.
Con l’associazione Storico Archeologica Natiso cvm Tvrro Bassa Friulana Orientale – di cui è attualmente vicepresidente – ha organizzato e curato oltre dieci scavi archeologici tra Ruda, Aquileia, Belvedere, Terzo, Perteole, Bagnaria Arsa e Remanzacco.
È consulente sulla Grande Guerra per il progetto Oltreconfine per San Vito al Torre.